I conti Barbò e i loro ritratti

All’interno del castello di Pumenengo, nel salone d’onore (oggi utilizzato come sala consiliare dal comune), accanto a specchiature alle pareti e una finta cupola sul soffitto, è possibile ammirare una serie di ritratti, considerati da sempre i membri del casato dei Barbò, feudatari del piccolo centro e proprietari del castello fino agli anni Ottanta del Novecento.

Daniele vescovo di Padova (?)

Accanto ad ogni soggetto, l’ignoto autore ha lasciato il nome del personaggio e la mia curiosità mi ha spinto ad indagare chi fossero i notabili che da almeno due secoli si trovano rappresentati sulle pareti. E’ un lavoro lungo: bisogna infatti considerare che il casato dei Barbò è piuttosto ampio e affonda le sue radici all’inizio dell’anno Mille, quando tale Adalberto Barbos (o De Barbobus o De Barboviis) arriva in Italia al seguito di un imperatore germanico, con l’idea di insediarsi in Lombardia.

Le fonti sono discordanti nell’identificazione dell’imperatore: gli storici soncinesi Girolamo Baris (Storia di Soncino, manoscritto del Seicento conservato presso la Biblioteca Statale di Cremona), Paolo Ceruti e Francesco Galantino ritengono infatti che si trattasse di Enrico III di Franconia, sceso in Italia nel 1046, e sempre secondo loro Adalberto si sarebbe trasferito a Milano. Non è della stessa opinione Giuseppe Bresciani, che invece posticipa la discesa in Italia al 1076-1077 al seguito di Enrico IV e fa accompagnare Adalberto dai suoi figli Guiscardo e Federico. Anche la destinazione è diversa: i Barbò non si insediano a Milano ma a Soncino. Qui Guiscardo sarà il capostipite di una numerosa famiglia. Il fratello minore, Federico, si trasferirà invece a Cremona, dando origine ad un’ulteriore ramificazione del casato.

Lo sconosciuto

Nelle sue trattazioni, lo storico locale Roberto Cabrini spiega che i Barbò non solo erano insediati nelle due località sopraccitate, ma si possono trovare anche a Brescia, a Crema e a Milano. Dal ramo milanese, nato con Pietro Barbò, figlio naturale di Barnaba (o Barnabò), deriva Gerolamo, che nel 1625 ottiene il feudo di Casalmorano da Filippo IV di Spagna. Dal ramo cremonese invece derivano Camillo Barbò, feudatario di Soresina dal 1578, e suo figlio Ludovico, primo marchese della cittadina nel 1609. La presenza della famiglia è ricordata da quello che rimane di Palazzo Barbò, la cosiddetta Sala del Podestà, con affreschi commissionati dal marchese. Lia Bellingeri sostiene che questo ciclo, che rappresenta le Storie di Roma e Dei pagani, sia stato realizzato dopo il 1575 e che da un punto di vista iconografico faccia riferimento a schemi compositivi più antichi, risalenti agli anni Quaranta del Cinquecento e diffusi fra Cremona e Brescia. Gli autori sono da ricercarsi nell’ambito del pittore emiliano Bernardino Campi e della sua bottega e il linguaggio utilizzato sembra non aprirsi alle nuove intuizioni figurative milanesi che vengono portate avanti dalla famiglia Procaccini o dal Cerano in quegli anni.

Barnabò maestro di campo

Tornando al salone del castello di Pumenengo, ecco che i personaggi affrescati sono i seguenti:

  • PIETRO DETTO LUX LEGUM
  • FRANCESCO GOVERNATORE DI CANDIA
  • DANIELE VESCOVO DI PADOVA
  • RITRATTO DI SCONOSCIUTO (non presenta nome)
  • POD DIMIL ESTE
  • BARNABÒ MASTRO DI CAMPO
  • GIROLAMO V. D. CAVALIERE AURATO
  • LANCELLOTTO CAPITANO VALOROSO

Inizialmente si pensava che il Barnabò affrescato fosse Bernabò Visconti, marito di Regina della Scala ma poi ecco il dubbio: che non si tratti del Barnabò del ramo milanese, di cui si è detto prima? O del Barnabò commissario generale dell’esercito di Filippo Maria Visconti e morto in battaglia? Esiste anche un Gerolamo, vissuto nel Seicento e deceduto in guerra, come un Daniele, frate domenicano, che però era vescovo di Pedina (non Padova), morto nel 1577. Pietro era professore di diritto presso l’Università di Pavia e nelle fonti si ricorda un Lancillotto, che però risulta essere un frate francescano.

Concludo: mi rimetto a studiare! Seguitemi per conoscere i prossimi aggiornamenti!!!

Bibliografia

  • Biografia soncinate, Ceruti, Paolo, Ferrario, 1834
  • Storia di Soncino: con documenti, volume I, Galantino, Francesco, 1869
  • Cabrini, Roberto, I Barbò, in Soresina, dalle origini al tramonto dell’Ancien Régime, Cassa Rurale ed Artigiana di Casalmorano, 1992, pp. 267-280
  • Cabrini, Roberto, I Barbò e il feudo di Casalmorano, in Casalmorano, Cassa Rurale ed Artigiana di Casalmorano, 1993, pp. 165- 194
  • Bellingeri, Lia, Gli ‘amici’ di Bernardino Campi e i dipinti della Sala del Podestà a Soresina, in Artes, 4, 1996

Pubblicato da Roberta Lilliu

Il Vademecum del turista casuale nasce da un' idea di Roberta Lilliu, storica dell'arte. Dopo aver concluso i suoi studi e avendo constatato che quello che la incuriosiva era ancora tantissimo, ha deciso di continuare a studiare in modo irregolare. Attualmente collabora con la Proloco di Soncino e la Terza Università della CGIL di Bergamo, ha collaborato con il Castello di Malpaga e la rivista Valle dell'Oglio Magazine