La chiesa di Santa Maria in Campagna a Torre Pallavicina: una bella scoperta!

Vi ricordate della chiesa di Santa Maria in Campagna a Torre Pallavicina? Il turista casuale l’ha citata nel post precedente perché in questa chiesa si trova la prima pala d’altare realizzata da Aurelio Gatti: si tratta di una chiesa molto interessante e dalla storia affascinante, esclusa purtroppo dai percorsi turistici più blasonati. Il turista casuale, con questo piccolo post, vuole incuriosire voi lettori: non sia mai che vi venga voglia di aggiungerla al percorso, quando andate a visitare Palazzo Barbò!

La chiesa si trova nella località di Santa Maria, una delle tre insieme a Villanuova e Torre che compongono il comune sparso di Torre Pallavicina, e si presenta al turista casuale nell’aspetto ottenuto dopo le importanti ristrutturazioni novecentesche.

La chiesa di Santa Maria in Campagna

La facciata a salienti, ristrutturata negli anni Trenta del Novecento, presenta due nicchie contenenti le statue dei santi Pietro e Paolo sopra gli ingressi laterali; nella parte centrale della facciata si trova un rosone sormontato da un’edicola contenente un altorilievo in cui è rappresentata l’Annunciazione. Nonostante i tre ingressi che potrebbero far pensare che lo spazio interno sia suddiviso in tre navate, si ha invece uno spazio unico con cappelle laterali: alcune di esse, dopo i restauri conservativi degli anni Novanta del Novecento, mostrano tracce delle decorazioni sei-settecentesche: ad esempio in una delle cappelle sul lato destro, si trova rappresentato Giovanni Angelo Porro, frate servita, beatificato nel 1737.

Il beato Giovanni Angelo Porro: affresco ritrovato in una parete laterale di una cappella

Anche l’interno della chiesa ha subìto delle trasformazioni: in passato l’area presbiteriale era divisa dal resto della chiesa da un arco ribassato e da balaustre, tolte nel 1990; l’arco ribassato invece è stato eliminato prima, durante i restauri voluti da don Alessandro Nespoli nel 1904. Togliendo l’arco ribassato, la volta è stata rialzata e il presbiterio è stato ampliato. Inoltre si è provveduto a costruire una cupoletta e ad allungare il coro. Nell’abside, oltre al dipinto del Sojaro, sono presenti due tele rappresentanti lo Sposalizio della Vergine e la Natività, entrambi di scuola cremonese; il dipinto più affascinante è però una Madonna con Bambino, santi e angeli musicanti, attribuito addirittura a Gaudenzio Ferrari: il pittore piemontese è presente in modo definitivo a Milano dal 1537, muore nel 1546 e sembra alquanto improbabile che possa essere stato occupato nella chiesa di Santa Maria in Campagna, che viene terminata nel 1590. Non si può escludere che questa opera sia una copia ben riuscita magari più vicina a noi cronologicamente di quanto si pensa, come ci insegna l’esperienza dell’Ultima Cena della parrocchiale di Pumenengo.

Madonna con Bambino, santi e angeli musicanti, dipinto attribuito a Gaudenzio Ferrari

Sul fianco destro della chiesa si può visitare il chiostro, edificato prima della chiesa. Precedentemente alla costruzione dell’edificio, in questo luogo esisteva una santella dedicata alla Madonna dei Miracoli, che faceva riferimento alla parrocchia della vicina Gallignano, ora frazione di Soncino, e dipendente dalla pieve del borgo cremonese. La santella era stata costruita per volontà dei conti Covi, nobili soncinesi, che possedevano questo territorio dopo averlo acquistato da Beatrice Regina della Scala nel XIV secolo. Con la morte di Tristano Sforza, figlio illegittimo di Francesco, la sua vedova Beatrice d’Este e la figlia del defunto Elisabetta Caterina vennero ad abitare al Portico, poco distante dalla santella, e si mossero affinché la piccola chiesa potesse essere sottratta alla giurisdizione di Gallignano per diventare parrocchia a sé. Nel 1478 venne costituita la parrocchia di Santa Maria in Campagna e dopo un piccolo periodo in cui la chiesa fu retta dagli Agostiniani, arrivarono i Frati Serviti, chiamati con molta probabilità da Adalberto Pallavicino, il nuovo feudatario. Essi, provenienti dal convento di Sant’Alessandro in Brescia, cominciarono a costruire il convento nel 1538 e la chiesa venne costruita appena dopo e terminata nel 1590. I Serviti rimasero a Santa Maria fino al 1772, quando sia l’Ordine e il convento vennero soppressi. Ancora adesso è possibile visitare il chiostro e vedere i lacerti di affreschi che raccontano la storia dell’Ordine.

L’affresco meglio conservato del chiostro: la Madonna assunta in cielo adorata dai fondatori dell’Ordine

Il turista casuale conclude ringraziando per l’aiuto la signora Rina Botti e il parroco di Santa Maria in Campagna don Silvio Soldo, che con la loro gentilezza e competenza hanno aiutato a realizzare questo piccolo post.

Pubblicato da Roberta Lilliu

Il Vademecum del turista casuale nasce da un' idea di Roberta Lilliu, storica dell'arte. Dopo aver concluso i suoi studi e avendo constatato che quello che la incuriosiva era ancora tantissimo, ha deciso di continuare a studiare in modo irregolare. Attualmente collabora con la Proloco di Soncino e la Terza Università della CGIL di Bergamo, ha collaborato con il Castello di Malpaga e la rivista Valle dell'Oglio Magazine