Sulle orme di Lorenzo Lotto: l’eredità del grande pittore in una serie di conferenze in San Bernardino a Lallio

L’eredità che Lorenzo Lotto lascia a Bergamo è ancora oggi sotto gli occhi di tutti noi ed è un qualcosa di meraviglioso: ancora ricordo l’emozione che ho provato quando sono entrata nella chiesa di San Bartolomeo e ho ammirato la Pala Martinengo per la prima volta. Anni passati a studiarla sui libri di storia dell’arte, osservare con attenzione i santi rappresentati, i loro abiti e le loro movenze non possono eguagliare l’ammirazione diretta di questo grandissimo dipinto. Secondo me il lascito del pittore veneziano non va considerato solo come qualcosa che possiamo vedere con i nostri occhi: non le tarsie, non le pale d’altare sparse per le chiese della città o gli affreschi a Trescore, no. Il lascito

Decollazione di santa Caterina, da Lucas Cranach il Vecchio

del Lotto sta anche nel linguaggio dei pittori che hanno avuto modo di formarsi quando l’artista era in città, come Agostino Facheris o il già conosciuto Gerolamo Colleoni. E’ proprio questo il senso della serie di conferenze iniziata oggi a Lallio nella chiesa di San Bernardino ed intitolata Sulle orme di Lorenzo Lotto: oggetto di studio è la decorazione delle cappelle laterali realizzata da Gerolamo Colleoni nel 1532 e dell’influenza che ha avuto su di lui il grande pittore veneziano.

Per saperne di più ho chiesto aiuto al dottor Andrea Mora, segretario dell’associazione Amici di San Bernardino Onlus e uno degli organizzatori dell’evento.
Gerolamo Colleoni nasce a Bergamo fra il 1498 e il 1499 e comincia la sua attività artistica nel 1422: qual è stata la sua formazione?
La sua prima opera nota, oggi a Romano di Lombardia ma proveniente da Bergamo, mostra un forte influsso di Jacopino Scipioni, uno dei protagonisti della scena artistica bergamasca tra fine Quattrocento e primo Cinquecento (lavora in Santa Maria delle Grazie, in Santo Spirito, in Santa Maria Maggiore e in Santo Stefano). Inoltre è documentata una collaborazione tra i due per alcune campagne decorative: pur non essendoci documenti in tal senso è ipotizzabile che il Colleoni possa essersi formato nella cerchia dello Scipioni.

Leggendo il suo catalogo, lo troviamo spesso impegnato sia in

Resurrezione, da Albrecht Duerer.

committenze pubbliche sia in alcune private, come ad esempio gli affreschi perduti della Loggia Nuova e della Camera del Podestà a Bergamo e la tela del monumento sepolcrale del vescovo Luigi Tasso nella chiesa di Santo Spirito. Chi sono stati i committenti di Lallio?

Al momento non sono ancora emersi documenti che ci permettano di chiarire le vicende di questa committenza: la chiesa era tuttavia retta da una confraternita di laici che potrebbe aver allogato all’artista la decorazione. Nel 1532, anno di esecuzione delle due cappelle, l’artista ha circa 33 anni e ha già ricevuto commissioni importanti, tra cui, appunto, la pala del monumento funebre del vescovo Tasso.
Il praticantato presso la bottega di Jacopino Scipioni deve averlo aggiornato sul linguaggio artistico milanese, che si rifaceva a pittori come Zenale e Butinone. Deve essere stata importante anche l’osservazione dei lavori di Bramante, che a Bergamo aveva affrescato la facciata del Palazzo del Podestà, del polittico di Vincenzo Foppa in Santa Maria delle Grazie e quello del Bergognone in Santo Spirito. Come sembrano dimostrare i lavori dell’età matura, il Colleoni ha avuto modo di riflettere sugli stilemi lotteschi e farli suoi: sono solo questi i motivi ispiratori o nel caso di Lallio se ne possono ravvisare altri?
Girolamo Colleoni, come molti altri artisti suoi contemporanei, si giova della circolazione delle stampe per aggiornare il proprio repertorio di immagini. Per ciò che riguarda il ciclo di Lallio possiamo dire che al linguaggio lottesco (cui il pittore aderisce entusiasticamente negli anni giovanili) si aggiungono, per via di incisione, suggestioni da maestri del Nord Europa quali Albrecht Duerer e Lucas Cranach il Vecchio: esaurienti in tal senso i confronti che vengono proposti nel volume curato da P. Morganti e T. Rota Storie dipinte nella chiesa di Bernardino in Lallio, disponibile presso la chiesa o contattando l’Associazione (info@sanbernardinolallio).

I prossimi incontri si terranno sempre nella chiesa di San Bernardino in queste date: 

  • mercoledì 15 febbraio alle ore 21.00
  • sabato 18 febbraio alle  ore 15.30
  • domenica 26 febbraio alle ore 21.00

Accorrete numerosi!!!

Presentazione del vescovo Tassi alla Vergine, con sant’Antonio da Padova e sant’Agostino, Gerolamo Colleoni, 1531, chiesa di Santo Spirito, Bergamo

Prima di concludere però, vorrei dire la mia sulla Presentazione alla Vergine del vescovo Tassi con sant’Antonio da Padova e sant’Agostino. Questa tela, realizzata per il monumento funebre del vescovo Luigi Tasso nel 1531, viene talvolta attribuita al pittore bergamasco Agostino Facheris, presente in Santo Spirito come aiutante di Andrea Previtali nel suo polittico. Io ritengo che quest’ultima attribuzione sia del tutto errata perché se confrontiamo questo dipinto con la pala di Sant’Erasmo, realizzata dal Colleoni per la chiesa omonima in Borgo Canale ed oggi in Carrara, è facile notare che il viso del vescovo Tasso e quello del vescovo Erasmo da Formia sono molto simili. Inoltre anche i visi delle due Vergini rappresentate si assomigliano molto: l’ovale è lo stesso, inoltre le teste sono inclinate ed in entrambi i casi gli occhi non guardano in modo diretto né gli altri personaggi del dipinto né gli spettatori al di fuori della tela. Le rappresentazioni, di chiara matrice lottesca, sono ambientate in luoghi aperti e bucolici e, nel caso della tela di Santo Spirito la composizione ricorda la perduta Madonna di Albinea di Correggio, dipinto giunto a noi grazie a copie, realizzato nel 1517. Sostengo quest’idea perché oltre all’ambientazione delle narrazioni (questa è un’opera “lottesca” del grande pittore emiliano), le sante Maria Maddalena e Lucia hanno una posa che viene ripresa dal Colleoni nella sua tela: il vescovo Tasso è inginocchiato come la Maddalena, mentre sant’Agostino è in piedi come santa Lucia e la Vergine si trova in entrambi i casi al centro della scena. Solamente coincidenze? Non saprei: di certo sarebbe bello capire se davvero il Colleoni aveva avuto modo di conoscere la pittura di Correggio e se ne era rimasto influenzato… la ricerca continua!