Cremasca da scoprire

La Cremasca, territorio appena a sud del Fosso Bergamasco e abitata da gente di remota origine valligiana, estremamente vicina a Romano ma con un accento che già ricorda la poco distante Cremona, il meridione della Lombardia. Le sue cascine, i suoi campi in fase di aratura, i suoi paesi di cinquecento persone, i monumenti meravigliosi ma sconosciuti.

A me piace molto andare da quelle parti: mi ricorda il paesello dove sono andata ad abitare con i miei appena arrivati in Bergamasca, Pumenengo, dove per vedere gli animali bastava farsi una pedalata in mezzo ai campi e ci si conosceva tutti quanti.

La Cremasca nella provincia di Cremona. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Cremasco

Ricengo è così, come Pumenengo. Piccolo, composto da diverse località, caratterizzato da edifici che possono lasciare di stucco perché bellissimi sebbene decadenti. Per arrivarci, venendo da Bergamo, si possono fare due strade e seguendo questi due percorsi si possono incontrare edifici molto diversi tra loro.

Chiesa di Santa Maria del Cantuello, Ricengo. Fonte: http://www.turismocremona.it/index.php/risorse/scheda/id/378

Seguendo la statale Cremasca fino a Sergnano e girando verso Casale Cremasco, si incontra, appena superato il ponte sul fiume Serio, l’indicazione della strada per Ricengo, sulla destra. Prendendola si trova, a breve distanza, il cimitero del paese, caratterizzato da una piccola chiesetta con campanile con cuspide conica: Santa Maria del Cantuello. Il territorio circostante risulta essere già interessato dalla presenza dell’uomo nell’età del bronzo e sono state rinvenute monete recanti l’effige dell’imperatore Antonino Pio, che testimoniano la presenza continuativa dell’uomo. Inoltre la chiesa che si erge nella tranquilla campagna è la ricostruzione di un edificio ancora più antico, come suggerisce la dedicazione alla Vergine. L’edificio è ora in fase di restauro ma è interessante osservare la trama muraria, caratterizzata da mattoni disposti a spina di pesce e legati con malta. La chiesa è di modeste dimensioni e la facciata, molto semplice, reca l’effige della Vergine con Bambino, di primo  Cinquecento.

La Vergine con il Bambino affrescata sopra l’ingresso del santuario

Continuando verso l’abitato, alla destra di chi arriva, completamente abbandonata e in fase di decadenza, si erge un roccolo, una torre probabilmente in passato nascosta dai rampicanti, utilizzata dagli uccellatori per la caccia. La piccola costruzione, di foggia settecentesca, si trovava ai limiti della villa Ghisetti Giavarina, palazzo privato del paese. La villa, costruita nella seconda metà del Settecento, è nascosta alla vista poiché la facciata che da sulla strada è anticipata da rustici. Entrando nell’androne dove si trova la cancellata, non si può che rimanere stupiti davanti a un edificio così bello, voluto dal commerciante Lorenzo Giavarina, appartenente ad una famiglia di origine ungherese che operava nel settore tessile. La villa viene ricostruita sul luogo di un precedente edificio su disegno di un importante architetto di origine trevigliese, Fabrizio Galliari, chiamato da Giavarina nel 1766; all’interno le sale sono affrescate dal pittore cremasco Mauro Picenardi, che lavora nel palazzo nello stesso periodo. Il lavoro procede speditamente, visto che già due anni dopo Lorenzo Giavarina prende possesso della sua particolarissima abitazione.

Villa Ghisetti Giavarina a Ricengo

Per venire via da Ricengo si può percorrere una strada differente rispetto a quella fatta in precedenza: attraversando la statale e proseguendo verso nord, si incontra la frazione di Bottaiano, in cui si incontra un edificio che un tempo era veramente meraviglioso, ma che ora è ridotto a rudere. Si tratta della Villa Obizza, che prende il nome dalla famiglia degli Obizzi, nobili cremaschi che possedevano terreni in Bottaiano già dal 1554. Sarà proprio uno di loro, Giò Matteo, che avvierà la costruzione di una residenza di campagna, con annessa azienda agricola; l’edificio, in stile palladiano, risulta completato già nel 1702. Nel giro di due secoli e mezzo, dopo diversi passaggi di proprietà, la villa incontra un lento declino e neanche l’impegno degli enti locali è riuscito a salvarla dalla sua sorte. E’ triste constatare quanto un edificio tanto grandioso sia potuto finire in quel modo, divorato dall’incuria e dalla natura, che si sta riprendendo il posto che le era stato strappato tempo fa. Per farci un’idea di come poteva essere l’edificio basta fare una semplice ricerca su internet e le immagini non mancano.
Bella la Cremasca, ma mica bella solo per Crema!

Per saperne di più

  • Zavaglio, Angelo, Terre nostre. Storia dei paesi del Cremasco. Arti Grafiche di Crema, 1980, pp. 272-284.