Il Medioevo nel territorio della provincia di Cremona

Ci sono stati tempi in cui, per dividere la diocesi di Bergamo da quella di Cremona,  bastava un fosso, un po’ come oggi. Il Fosso Bergamasco è stato scavato nel XIII secolo inizialmente per dividere le zone di influenza del vescovo di Bergamo da quelle del vescovo di Cremona e solamente dal 1428 è diventato un confine di stato: a sud del canale il Ducato di Milano e a nord dello stesso la Repubblica di Venezia. Ora a spartire la provincia di Cremona da quella di Bergamo c’è la Brebemi, la famosissima e costosissima A35, che spacca in due la pianura come un serpentone di asfalto. Una volta superata, si entra in quella che è una delle zone più rurali della Lombardia e anche in questi luoghi bucolici il turista casuale può incontrare monumenti molto interessanti.
Facciata della pieve di Santa Maria Assunta di Soncino

Come per la provincia di Bergamo, anche in quella di Cremona gli edifici di origine medievale sono numerosi, ma sono davvero pochi quelli che hanno mantenuto il loro aspetto primitivo. Anche la fondazione più antica della diocesi di Cremona, la pieve di Santa Maria Assunta di Soncino, ha subìto una serie di interventi nel corso dei secoli: quella più massiccia viene realizzata fra il 1883 e il 1888 ad opera di Carlo Maciachini. Fondata nel V secolo, la pieve presenta una facciata a capanna con mattoni a vista, rosone e protiro con leoni stilofori; al suo interno, diviso da pilastri in tre navate, si è provveduto sempre a fine Ottocento a costruire un tiburio ottagonale con cupola all’incrocio dei bracci e alle decorazioni neobizantine realizzate nel 1897. La necessità di ampliare l’edificio ha visto la distruzione della zona absidale e la ricostruzione della stessa e dell’ampliamento del corpo verso la facciata, ricostruita seguendo l’aspetto romanico che si voleva preservare. Le cappelle aperte sul lato sud sono state realizzate fra Seicento e Settecento e si possono considerare la parte più antica di tutta la costruzione insieme ad un affresco, che era stato nascosto durante gli anni della Controriforma: la cosiddetta Trinità ariana.

La
La Trinità ariana

Benché di ariano non abbia proprio niente (infatti nell’arianesimo si nega che Dio sia uno e trino), questa particolarissima immagine di un uomo anziano seduto a tavola con due figure maschili identiche e impegnate nella stessa attività era considerata di difficile comprensione dal popolino; pertanto era stata nascosta per non innescare riflessioni “pericolose”. L’affresco, riscoperto durante i lavori ottocenteschi, è stato realizzato nel primissimo Cinquecento e si ipotizza che a dipingerlo sia stato il cosiddetto Maestro del Tinazzo, autore di affreschi a carattere votivo all’interno dell’oratorio del Tinazzo, poco distante da Soncino. E’ da segnalare che quest’anonimo autore possa essere Alberto Scanzi, padre di Francesco, autore di parte degli affreschi di Santa Maria delle Grazie. Citando il professor Marubbi:

E’ probabile che la pieve nella sua fase romanica non fosse molto diversa da altri manufatti come la parrocchiale di Rivolta d’Adda, a sua volta esemplata sul Sant’Ambrogio di Milano
e questa basilica rimane senza dubbio uno degli edifici più esemplificativi dell’architettura romanica cremonese. Costruita a partire dal 1040 circa, la basilica, di cui ho già parlato in merito alla sua meravigliosa Ultima Cena nell’abside, è dedicata alla Vergine e a san Sigismondo; sottoposta a pesanti restauri all’inizio del Novecento, presenta un portico in facciata (realizzato nel 1906) e un corpo longitudinale diviso in tre navate da pilastri, senza transetto. E’ però all’esterno che la basilica affascina il turista casuale, perché la chiesa, a differenza di quella di Soncino, rimane isolata nella piazza e sono ben visibili le tre absidi a conclusione delle navate. L’abside maggiore è sormontata da una fascia di archetti e da una loggia su colonne, le due minori presentano una semplice decorazione ad archetti ciechi. Le absidi sono divise in sezioni da semicolonne.Se nel caso di Soncino la nave maggiore è voltata a crociera, a Rivolta le prime due campate sono voltate a crociera e costolonate, mentre l’ultima presenta una volta a botte. Molto interessanti sono i capitelli dei pilastri, molti rifatti dallo scalpellino Giuseppe Varischi nel primo Novecento, che rappresentano animali, fantastici e reali, molto cari alla simbologia cristiana dei primi secoli, come ad esempio la sirena che rappresenta il Bene e il Male. Interessante la trama muraria: i mattoni sono disposti a spina di pesce, paramento ben visibile anche nell’ultimo edificio che prendo in considerazione.
L’abside superstite della pieve di Palazzo Pignano

Palazzo Pignano si trova poco distante da Rivolta ed è un piccolissimo centro rurale che potrebbe essere tranquillamente ignorato, se non fosse per la pieve di San Martino. Edificata nel 1090 circa sul luogo di antiche fondazioni ecclesiastiche, fino al 1580 apparteneva al vescovo di Piacenza; con l’erezionedella diocesi di Crema è passata sotto il controllo di quest’ultima. Isolata dal contesto abitativo, la chiesa presenta una facciata con mattoni a vista e rosone, un unico ingresso abbellito da rilievi in pietra. L’interno è suddiviso in tre navate da pilastri e un tempo le tre navi erano concluse da absidi. Le due minori non esistono più ma esternamente si possono vedere le fondazioni. Poca è la decorazione ad affresco che si concentra dietro l’altare maggiore e queste sono state realizzate fra il Cinquecento e il Seicento. I capitelli dei pilastri presentano delle raffigurazioni simboliche, ma risultano meno raffinati rispetto a quelli di Rivolta. Durante i lavori di restauro realizzati nel 1963 si sono scoperte le fondamenta di un edificio circolare, una cappella palatina annessa alla villa romana di cui i resti si trovano poco distante. La villa con la cappella palatina appartenevano a Melania e al marito Valerio Piniano (da cui il toponimo del luogo), membri della gens Valeria e vissuti nel V secolo. I due lasciarono i loro possedimenti cremaschi al vescovo di Piacenza, che ne è stato detentore fino alla fine del Cinquecento. Già in facciata è possibile vedere l’opus spicatum di cui si è parlato poco fa e lo stesso è visibile sul fianco della chiesa; l’abside maggiore, l’unica rimasta intatta, non presenta particolari elementi decorativi come a Rivolta: è facile osservare tre fornici con archetti appena sotto la gronda. In ultimo, ma non per importanza, il Compianto su Cristo morto, complesso di statue in terracotta realizzate nel XV secolo dal figulo e architetto Agostino de’ Fondulis: inizialmente l’opera si trovava nella chiesa cremasca di Santa Maria Maddalena ma, dopo la sua soppressione, il manufatto è stato spostato a Palazzo Pignano.
Mi rendo conto di non essere entrata nel dettaglio descrivendo le tre chiese: in bibliografia ci sono delle indicazioni per approfondire come meglio si crede! Per quanto mi riguarda non mi resta che suggerire una visita ai tre luoghi, anche nell’arco di una giornata, e di gustare con i vostri occhi queste tre meraviglie!!!

Bibliografia.

  • AAVV, San Sigismondo e Santa Maria Assunta, a cura del comune di Rivolta d’Adda, Litografia Facchinetti & Emiri, 1981.
  • Antiquarium della villa di Palazzo Pignano, Milano, edizioni ET, 2002.
  • Zucchelli, Giorgio, La pieve romanica di Palazzo Pignano, Cremona, Industria Editoriale Pizzorni, 2002.
  • Marubbi, Mario, Soncino, arte e monumenti, seconda edizione, Associazione Pro Loco Soncino, 2007, pp. 80-98.

Vorrei segnalare anche questo video, dove si parla della basilica di Rivolta.