Le pievi della Bassa. Una piccola introduzione

Molto spesso il turista casuale si è imbattuto, nel suo vagare, in chiese molto antiche che sono indicate nei documenti col termine di pieve. Di cosa si tratta?

Le pievi sorsero nelle campagne intorno alle città, già sedi vescovili, a partire dal IV secolo, specialmente dopo l’Editto di Tessalonica, quando la religione cristiana venne dichiarata unica religione dell’Impero. Queste chiese, le uniche insieme alle cattedrali destinate a custodire gli oli santi e amministrare i sacramenti, sorsero in luoghi molto popolosi o prossimi ad importanti vie di comunicazione. Le pievi erano alle dipendenze vescovili e reggevano territori estesi, spesso contesi fra i vescovi. Nella Bassa Bergamasca, a cavallo delle province di Bergamo e Cremona, le pievi erano numerose: si ricordano nei documenti quella di Ghisalba, quella di Calcio, quella di Fornovo San Giovanni, quella di Fara Olivana, giusto per citarne alcune, e queste servivano anche per “ricordare” la presenza del vescovo che governava, almeno inizialmente, il contado.

Pieve di Calcio
La pieve di Calcio nelle sue fattezze settecentesche

Una delle pievi più importanti in questa zona di confine è la pieve di Calcio, sorta in prossimità del fiume Oglio e di un’antica villa romana, che si trovava dove ora si erge il Castello Silvestri. Poco distante passava l’antica strada che collegava Milano ad Aquileia e la dedicazione della pieve al martire milanese Vittore sembra confermare la tesi secondo la quale la Bassa sia stata evangelizzata dai missionari provenienti da Milano. La pieve di Calcio, posta sotto la diocesi di Cremona, governava un territorio piuttosto vasto, che andava dai territori di Pumenengo, Calcio e Torre Pallavicina (la cosiddetta Calciana) a Fontanella e Barbata, oltre che Antegnate e Covo. Un territorio vasto posto a ridosso del confine del contado di Bergamo, con cui spesso vi erano problemi di giurisdizione. Nella Bassa la diocesi di Bergamo era rappresentata dalla pieve di Ghisalba, dedicata a san Lorenzo, uno degli edifici più antichi del territorio che oggi si mostra al turista casuale nelle sue forme neoclassiche. La chiesa bianca, così come è indicata la pieve di San Lorenzo, si trovava dove oggi sorge la parrocchia ed era addirittura cinta da mura difensive, trovandosi proprio all’incrocio di due vie importanti spesso percorse da malintenzionati. Il suo territorio di giurisdizione arrivava fino a Romano, Cortenuova e Martinengo, sul limitare del confine cremonese.

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La fabbrica neoclassica di San Lorenzo, che ha sostituito la romanica pieve di Ghisalba. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Lorenzo_Martire_(Ghisalba)#/media/File:464GhisalbaSLorenzo.jpg

La necessità degli abitanti del contado di avere dei luoghi di culto più vicini sancì poco per volta la fine dell’istituzione plebana: già a partire dal Basso Medioevo la funzione di custodia degli oli santi e dell’amministrazione dei sacramenti divenne prerogativa delle parrocchiali disseminate nel territorio. Molte pievi sparirono, altre vennero conservate e trasformate, tant’è che è possibile ammirarle ancora adesso. Il turista casuale ha intenzione di ritornare sull’argomento, che in questo breve post è stato solo introdotto.

Pubblicato da Roberta Lilliu

Il Vademecum del turista casuale nasce da un' idea di Roberta Lilliu, storica dell'arte. Dopo aver concluso i suoi studi e avendo constatato che quello che la incuriosiva era ancora tantissimo, ha deciso di continuare a studiare in modo irregolare. Attualmente collabora con la Proloco di Soncino e la Terza Università della CGIL di Bergamo, ha collaborato con il Castello di Malpaga e la rivista Valle dell'Oglio Magazine