Caccia al Maestro di Martinengo: prima tappa, la chiesa dell’Incoronata

La chiesa dell’Incoronata di Martinengo

Il turista casuale è già stato più volte a Martinengo: piccola cittadina della Bassa bergamasca, possiede un centro storico caratterizzato da portici e da un antico castello, nucleo originario del borgo, ancora facilmente riconoscibile e di cui si è parlato tempo fa. Sempre in quel post si accennava a due conventi, voluti da Bartolomeo Colleoni, dedicati alla Madonna Incoronata e a Santa Chiara. Sono entrambi molto interessanti ma purtroppo non sono visitabili come si vorrebbe: il primo, che venne acquistato da santa Paola Elisabetta Cerioli e attualmente è gestito dai frati della Sacra Famiglia, non è sempre aperto e il secondo, che è stato sconsacrato e l’aula pubblica della chiesa funge da Sacrario dei Caduti martinenghesi, viene aperto su appuntamento. Si avvicinano però le Giornate dei Castelli Aperti e questi due meravigliosi monumenti costituiscono un elemento cardine della visita del borgo e saranno visitabili.

Il convento dell’Incoronata, sorto lungo l’antica via Francesca, che permetteva di raggiungere un guado sul fiume Serio e di proseguire poi per la Geradadda e Milano, venne fondato da Bartolomeo Colleoni nel 1475 con lo scopo di ospitare la comunità francescana; l’edificio ecclesiastico ha una pianta particolare, caratterizzata da cappelle laterali solo sul fianco sinistro della chiesa, e un tramezzo affrescato da Pietro Baschenis fra il 1623 e il 1627, che divide l’aula pubblica dalla zona presbiteriale.

La cappella di San Francesco

Le cappelle sono state modificate nel corso dei secoli ma la prima, dedicata a san Francesco, ha mantenuto in modo più deciso il suo aspetto quattrocentesco. In questa cappella si conservano degli affreschi molto interessanti, anche se in parte rovinati: nella parete di fondo è rappresentato il santo titolare mentre mostra agli osservatori le stimmate, affiancato da sei angeli per lato che tengono in mano dei cartigli con iscrizioni in lingua volgare. L’affresco, seppur ben leggibile, è danneggiato; oltre alla sinopia si possono notare, sopra la figura di san Francesco, i piedi di un Cristo Pantocratore in mandorla, di cui non rimane altra traccia. Sui medaglioni delle volte si trovano affrescati gli Episodi della vita di san Francesco, mentre nel sottarco sono rappresentati i sei frati che parteciparono al viaggio in Marocco nel 1219 ed uccisi per volontà del sultano Miramolino nel 1220. I frati sono caratterizzati dalla spada conficcata nelle loro teste, attributo iconografico che sta ad indicare la morte violenta cui sono andati incontro. L’autore di questi affreschi è assimilabile alla cerchia dei fratelli Bembo e sempre lui affresca la volta absidale della chiesa.

L’Incoronazione della Vergine, di autore bembesco

Nell’abside gli storici dell’arte hanno riconosciuto il lavoro di mani diverse: nello scomparto centrale della cappella principale è riconoscibile un’Incoronazione della Vergine, mentre negli altri spicchi si trovano gli Angeli musicanti. Nella copertura sopra l’altare maggiore sono rappresenti  i Dottori della Chiesa con gli Evangelisti, accompagnati dai loro simboli. Nel sottarco sono riconoscibili delle sante, alcune francescane, come Caterina da Bologna e Chiara. Tra le altre si riconoscono santa Maria Maddalena, sant’Agata e santa Caterina d’Alessandria. Queste opere sono ascrivibili al maestro bembesco già attivo nella cappella di san Francesco.

Nel secondo sottarco sono stati rappresentati gli Apostoli ed ognuno di loro tiene in mano un cartiglio su cui è scritto un articolo del Credo. L’autore di questa decorazione possiede un linguaggio più rinascimentale e dimostra di essere aggiornato sul plasticismo e i giochi di luci ed ombra di Vincenzo Foppa e viene identificato con il nome convenzionale di Maestro di Martinengo. Sempre a questo autore sono attribuiti anche gli affreschi dell’arco trionfale: un’Annunciazione, una Madonna con Bambino in trono e due sante e un San Francesco affiancato da san Bernardino da Siena e da santo Antonio, oltre che gli affreschi strappati oggi collocati nella sala capitolare del convento: l’Addolorata fra santi francescaniSan Francesco riceve le stimmate e Il beato Roberto d’Asola in ginocchio ai piedi del Crocifisso, datati al 1495 circa. 

L’abside e i suoi affreschi: si noti l’Annunciazione dell’arco trionfale, opera del Maestro di Martinengo

E’ possibile ipotizzare che il Maestro di Martinengo non fosse della zona e che avesse una formazione più elevata rispetto ai pittori locali presenti sul cantiere dell’Incoronata: oltre ai chiari riferimenti alla pittura del Foppa, che fanno presupporre una provenienza bresciana del pittore (bisogna ricordare che grazie al matrimonio con Tisbe Martinengo il Colleoni conosceva il contesto culturale di Brescia), lo stesso dimostra di essere aggiornato sulla maniera di Andrea Mantegna: non a caso il Maestro di Martinengo fa propria la lezione del pittore veneto e la applica pedissequamente nel ciclo di Santa Chiara, di cui si parlerà in un’altra occasione.

Concludo ringraziando per le preziosissime immagini Alberto Barcellari, curatore de Il cacciatore d’arte.

Pubblicato da Roberta Lilliu

Il Vademecum del turista casuale nasce da un' idea di Roberta Lilliu, storica dell'arte. Dopo aver concluso i suoi studi e avendo constatato che quello che la incuriosiva era ancora tantissimo, ha deciso di continuare a studiare in modo irregolare. Attualmente collabora con la Proloco di Soncino e la Terza Università della CGIL di Bergamo, ha collaborato con il Castello di Malpaga e la rivista Valle dell'Oglio Magazine