Malpaga e i suoi tesori: gli affreschi

Visto l’interesse suscitato dal precedente post sul meraviglioso castello di Malpaga, ecco che torno sull’argomento, dedicandomi questa volta alla decorazione dei vari ambienti dell’edificio. Ne avevo parlato in modo molto superficiale, ma prima di affrontare l’argomento in modo più specifico mi ripeto dicendo che il castello, esistente già dalla seconda metà del XIV secolo, viene acquistato dal condottiero Bartolomeo Colleoni nel 1456, con l’idea di realizzare una dimora signorile, mantenendo intatta l’architettura difensiva. I cicli presenti all’interno del castello (non solo nelle sale, ma anche nel cortile) sono stati realizzati in epoca diverse da pittori diversi e hanno anche finalità ben distinte.

 

Assedio di Bergamo, Romanino, 1520 circa, castello di Malpaga, Cavernago, Bergamo
Entrando dall’ingresso meridionale, una volta superato il rivellino, si giunge nel cortile, affrescato negli anni Venti del Cinquecento dal bresciano Romanino. I committenti dell’opera sono stati i nipoti del grandissimo condottiero e l’intento di questo ciclo è celebrativo: si vuole esaltare la carriera militare dell’importante nonno e il Romanino ci racconta, partendo dalla parete occidentale, della Nomina a capitano generale del Colleoni avvenuta a Venezia nel 1454. L’affresco, molto rovinato a causa dell’esposizione alle intemperie, occupa solo la parte inferiore della parete, mentre la parte superiore è invece decorata dalla Battaglia di Borgomanero, fatto accaduto nel 1449 quando il Colleoni, insieme al generale delle truppe viscontee Francesco Sforza, ha combattuto al soldo della Repubblica Ambrosiana contro il Ducato di Savoia.
Nella parete frontale ecco l’Assedio di Bergamo: la città, che dal 1428 era sotto il dominio della Serenissima, è stata in più occasioni attaccata dai Milanesi che volevano riprenderla; in questo affresco, nella parte sinistra, è facile riconoscere il Colleoni a cavallo con il bastone del comando e la capitanesca rossa, il suo caratteristico berretto ritrovato nel suo sarcofago insieme al bastone. Nel portico sottostante un’altra scena di battaglia, la Battaglia della Riccardina (o della Molinella) combattuta nel 1467, ricordata per l’utilizzo delle artiglierie e perché non ci furono né vinti né vincitori: papa Paolo II, rappresentato sulla parete orientale, sancì la fine del conflitto perché i Turchi si stavano avvicinando alle coste europee, pertanto bisognava fermarli.
Arrivo di Cristiano I di Danimarca, Marcello Fogolino, 1520 circa, castello di Malpaga, Cavernago, Bergamo
La Sala del banchetto, realizzata chiudendo l’intercapedine tra il muro perimetrale del cortile e la merlatura, viene affrescata sempre negli anni Venti del Cinquecento: in questo caso Marcello Fogolino deve ricordare la visita di Cristiano I di Danimarca che, durante il suo viaggio verso Roma nel 1475, si ferma qualche giorno a Malpaga. Il ciclo si legge come se fosse un fumetto, le scene raccontate sono sequenziali: si parte dalla parete di destra con il Condottiero che esce dal  castello per andare incontro al re e alla sua corte, si prosegue con la giostra nella piazza d’armi, il banchetto, la battuta di caccia e la premiazione del vincitore della giostra. Il ciclo si conclude con la partenza del re, che viene scortato da Bartolomeo Colleoni fino al Fosso Bergamasco, antico confine di stato. In questa sala ci sono alcuni elementi che possono destare la curiosità del turista casuale: il castello, ad esempio, è una sorta di fotografia che fissa l’aspetto della costruzione al primo Cinquecento, precedentemente alle modifiche realizzate in un secondo tempo; la presenza dell’assaggiatore, che ci permette di capire come viveva il Colleoni, sì temuto ma anche con diversi nemici, come il Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, che aveva introdotto una spia nella corte colleonesca, Ambrogio Vismara, rappresentato mentre spia il Condottiero durante la premiazione del vincitore della giostra.

Tornando nel cortile e salendo la scala è facile notare l’antica decorazione del castello: sotto il ciclo del Romanino infatti ci sono due strati di abbellimenti più antichi, uno del XIV secolo (rombi bianchi e neri) e uno realizzato per volontà del Colleoni, caratterizzato da elementi floreali e a grottesca. Inoltre uno degli angoli a mio parere più suggestivi si trova proprio vicino alla scala, dove si trova l’ingresso al rivellino settentrionale: sotto la torre si trovava la cappella palatina, come dimostrano gli affreschi a carattere sacro realizzati in tempi diversi.

La cappella palatina: gli affreschi sono stati realizzati in epoche diverse

Accanto alla Crocifissione e santi si possono riconoscere san Bernardino da Siena e sant’Antonio Abate (a cui era dedicata l’unica torre), mentre dall’altra parte si può vedere san Giorgio mentre uccide il drago. Alzando lo sguardo il Cristo Pantocratore, con il globo diviso in tre parti in mano, accompagnato da angeli con i simboli degli Evangelisti. Nella parte esterna dell’arco ecco un’Annunciazione di gusto tardogotico, probabilmente coeva al Colleoni. Elemento molto interessante nel sottarco è la serie di fanciulli con strumenti musicali, fra cui la ghironda.

Salendo al piano superiore, ecco il ciclo realizzato dai pittori borgognoni e commissionato dal Colleoni quando era ancora in vita: questa grande decorazione un tempo era estesa a tutto il piano, logge comprese, ma successivamente è stata coperta da altre pitture. Quella visibile nella Sala di rappresentanza è così facilmente leggibile perché riscoperta a metà del secolo scorso e oltre alle scene di vita cortese è molto interessante la rappresentazione della Repubblica di Venezia nelle vesti della Vergine che divide i Buoni dai Cattivi, come una sorta di giudizio univerale. Accanto all’ingresso, sbirciando per bene, si può riconoscere il Colleoni con la capitanesca rossa, ovviamente fra i Buoni! Il ciclo è stato realizzato come se fosse un insieme di arazzi ed è possibile osservare le frange di questi ultimi e i chiodi che li sorreggono dall’alto. L’intento della decorazione è sia celebrare la vita spensierata sia ricordare ad ognuno di noi che alla fine del nostro percorso dovremo rispondere per le nostre azioni.
La stanzetta successiva, molto piccola, è l’unica in tutto il castello sprovvista di camino: è qui che la notte fra il 2 e il 3 novembre del 1475 Bartolomeo Colleoni muore, a circa ottant’anni. In questa stanza si possono osservare gli affreschi strappati che in precedenza adornavano la Sala di rappresentanza e le fanciulle ritratte, un tempo identificate con le figlie del Colleoni, sono in realtà raffigurazioni allegoriche delle Virtù. Queste sono state dipinte nel 1545 circa da Lattanzio Gambara, mentre le due figure maschili (il Tempo e la Saggezza) sono state realizzate negli stessi anni probabilmente dal pittore bergamasco Gerolamo Colleoni.
Concludo riprendendo il suggerimento della volta scorsa, segnatevelo sul calendario, il castello a marzo riapre!!! Vorrei inoltre ringraziare la dottoressa Linda Ottini per il supporto di questi giorni: senza la tua positività e il tuo aiuto questi due post non ci sarebbero!!!