Quando il castello serviva per difendersi

Il turista casuale è un appassionato di strutture fortificate: come avrete avuto modo di leggere, spesso va a cercare quello che è rimasto, quello che non esiste più oppure quello che è rimasto ben conservato ed è anche visitabile. Spesso il castello, come quello di Malpaga, è completamente affrescato e già questo potrebbe essere un indizio sulla sua funzione, non più difensiva, sebbene mantenga gli elementi tipici dell’architettura fortificata, ma di rappresentanza. Gli affreschi servono a rendere ricco e piacevole il luogo in cui ci si trova e spesso capita, proprio a partire dal XV secolo, che i castelli di epoca medievale vengano trasformati in residenze per la villeggiatura dei feudatari, che spesso risiedono in città. Nello stesso periodo è la rocca la struttura difensiva per eccellenza: nessun elemento decorativo, nessun arredo a parte l’essenziale, la rocca è spesso addossata alle mura del borgo, in modo da potenziarle nell’opera di difesa e di attacco. Ma la suddivisione fra rocca e castello è sempre stata così netta?

Ingresso del recinto fortificato di Erbusco
Rivellino d’ingresso dell’antico castello di Erbusco

Nel X e nell’XI secolo si sviluppa quel fenomeno definito incastellamento: mentre la Pianura Padana è attraversata dagli Ungari che distruggono tutto quello che si trovano davanti, i signori locali costruiscono dei recinti fortificati con delle torri d’avvistamento con lo scopo di proteggere chiunque si rinchiudesse nel loro perimetro. All’interno delle mura è  facile trovare dei magazzini per le derrate alimentari e, successivamente, anche la dimora del signore che ha costruito il castello. Il turista casuale ne ha visti diversi di castelli-ricetti: ricorderete gli esempi di Cividate, Palosco e Rudiano.

La torre del castello di Martinengo. Fonte: https://www.icastelli.it/it/lombardia/bergamo/martinengo/castello-dei-martinengo-colleoni-a-martinengo

Martinengo è conosciuto per essere stato uno dei centri che più ha goduto del mecenatismo del condottiero Bartolomeo Colleoni: questi ha infatti finanziato la costruzione delle chiese con relativi conventi dell’Incoronata e di Santa Chiara; il centro storico, caratterizzato dalla presenza dei portici che testimoniano la vocazione commerciale del paese, è stato immortalato dal grandissimo Ermanno Olmi ne L’albero degli zoccoli. Una volta arrivati in centro, bisogna cercare un portale con lo stemma colleonesco sulla chiave di volta e bisogna oltrepassarlo: ci si ritroverà catapultati nel Medioevo! Il piccolo quartiere che  ci si trova davanti è identificato come Castello dai martinenghesi ed è proprio questo il nucleo originario del borgo. La prima struttura che attira l’attenzione del turista casuale è la casatorre, costruita nel X secolo dai Ghisalbertini di Bergamo (cacciati dalla città) e sopraelevata in un secondo momento dal Colleoni; accanto alla torre si possono notare le abitazioni più recenti, costruite sulle fondamenta delle mura perimetrali. Durante i lavori di riqualificazione della piazza nel 1987 si sono trovati i resti di una costruzione a pianta quadrangolare, probabilmente un magazzino, mentre in una delle case davanti alla torre si sono trovati lacerti di affreschi probabilmente appartenenti alla documentata chiesa di San Giorgio.

L’ingresso del castello di Trebecco al crepuscolo

Un altro esempio di castello è quello di Trebecco, in Valcalepio. La piccola struttura fa parte del comune di Credaro ma si trova in una posizione più defilata, su un terrazzamento sul fiume Oglio; un documento del 1032 attesta la sua esistenza, quindi è presumibile che anche questa fortezza sia stata edificata durante le scorrerie barbariche. Il castello ha un solo ingresso, sormontato da una torre che serviva a controllare il territorio circostante e il fiume. All’interno, come nel caso di Martinengo, sono facili da individuare le abitazioni ancora in uso. Se nel caso di Martinengo la casatorre era già proprietà della comunità dal XV secolo, il castello di Trebecco è stato proprietà dei Conti Calepio fino al 1811, per poi passare ad altri privati.

Una delle vie che attraversano il castello-ricetto di Trebecco

Il turista casuale conclude come sempre suggerendovi una visita: adesso che la primavera è alle porte è un piacere fare una bella passeggiata e andare a scoprire questi luoghi meravigliosi, prima che spariscano per sempre!

Bibliografia. 

  • Castra Bergomensia, Monumenta Bergomensia LXXI, a cura di Graziella Colmuto Zanella e Flavio Conti.

Pubblicato da Roberta Lilliu

Il Vademecum del turista casuale nasce da un' idea di Roberta Lilliu, storica dell'arte. Dopo aver concluso i suoi studi e avendo constatato che quello che la incuriosiva era ancora tantissimo, ha deciso di continuare a studiare in modo irregolare. Attualmente collabora con la Proloco di Soncino e la Terza Università della CGIL di Bergamo, ha collaborato con il Castello di Malpaga e la rivista Valle dell'Oglio Magazine