Ricontestualizzare le opere d’arte: davvero si può fare?

Appena dopo Natale si è aperta, nel mondo degli operatori culturali, una polemica relativa all’intervista rilasciata dal ministro Franceschini al Corriere della Sera in cui il suddetto parlava della possibilità di riportare nei luoghi d’origine opere d’arte minori che, molto spesso, si trovano nei depositi museali o che non si possono fruire al meglio. Questo impiccio è dovuto al fatto che i luoghi che ospitano i dipinti non sono adatti ad accogliere moltitudini di persone. Con questa idea Franceschini vorrebbe spostare i turisti in piccole città, in modo da decongestionare i grandi centri culturali italiani. Detto così sembrerebbe anche un progetto interessante, ma già Federico Giannini riteneva questo piano non eccessivamente brillante, perché, scrive, spostare semplicemente un quadro da un museo all’altro  non significa ricontestualizzare l’opera d’arte. Questa opinione mi trova d’accordo: un dipinto che si trova in una determinata pinacoteca molto spesso proviene da un contesto ecclesiastico e si trova in una collezione museale perché venduto, regalato, rubato e ritrovato o a causa di una soppressione (teresiana o napoleonica, a scelta).
Madonna con Bambino e i santi Francesco e Caterina e il marchese Massimiliano Stampa. Fonte: http://pinacotecabrera.org/collezioni/opere-on-line/?autore=Giulio+Campi

Interessante sarebbe invece ricollocarlo nel luogo per cui è stato concepito, se ancora esistente, e mi piacerebbe vedere cosa salterebbe fuori, se rimettessimo la Madonna con i santi Caterina d’Alessandria e Francesco che intercede per il marchese Massimiliano Stampa nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Soncino (CR). Il dipinto, realizzato nel 1529, è oggi conservato nella Pinacoteca di Brera e venne eseguito dal pittore cremonese Giulio Campi, già attivo nell’edificio sacro insieme a maestranze locali nello stesso periodo. In seguito alla soppressione teresiana, il dipinto venne recuperato dal vescovo di Cremona Ignazio Maria Fraganeschi (1749-1790) ed in seguito finì a Brera, dove ancora oggi si trova. Se si trovasse a Soncino, il quadro occuperebbe il suo posto sull’altare maggiore, accanto ai sepolcri dei marchesi Pietro Martire e Massimiliano, il committente del dipinto. Con questo trasferimento si avrebbe più spazio a Brera, ma non credo che la meravigliosa Santa Maria delle Grazie avrebbe un motivo in più per essere visitata. Certo il turista potrebbe avere un’idea più completa del progetto figurativo e propagandistico che ha portato alla decorazione e alla pala d’altare, ma non credo che si possa andare più in là nella riflessione e non credo che molti visitatori provenienti da lontano si sposterebbero da Soncino per visionare questo dipinto.

Inoltre, se collocassimo buona parte dei dipinti minori nei luoghi d’origine, cosa rimarrebbe davvero da vedere nei musei? Bisognerebbe tenere conto che spesso i visitatori non sono attratti dall’autore che gode di fortuna critica, ma proprio dai piccoli autori che, a volte, riprendendo i linguaggi dei maestri, hanno saputo dare il via a dei filoni artistici più sperimentali.
Difficile capire se il ministro l’abbia sparata grossa senza sapere di cosa effettivamente stesse parlando; io rimango dell’idea che per certe poltrone ci voglia gente competente. Sicuramente Salvatore Settis non se ne sarebbe uscito con una castronata del genere.

 

Per saperne di più
  •  Marubbui, Mario, Soncino. Arte e Monumenti, Edizione Pro Loco Soncino, Soncino (CR), 2007, pp. 132-147.