Si sa, quando si vuole scrivere un post su una chiesa, si deve restringere il campo su quanto si vuole prendere in esame e tralasciare tutto il resto, che spesso è davvero meritevole. Nel caso della chiesa di San Giovanni Evangelista, il Turista casuale si è trovato davvero in difficoltà, perché l’edificio situato in Contrada San Giovanni a Brescia è davvero uno scrigno d’arte meritevole di una visita molto approfondita.
Sembrerebbe che il nucleo fondativo di questa chiesa risalga al V secolo e che nel XIII secolo sia stata effettuata la prima riedificazione, a cui ne seguirono un’altra fra il 1440 e il 1447 e un’ulteriore nel XVIII secolo. Come si diceva prima, la chiesa ospita moltissime opere d’arte interessanti, ma il Turista casuale in questo caso si vuole occupare delle tele della cappella del Santissimo Sacramento, realizzate da Romanino e Moretto fra il 1521 e il 1524. All’inizio del secolo i confratelli del Santissimo Sacramento avevano deciso di rimodernare la loro vecchia cappella e il primo lavoro fatto realizzare era stato la pala d’altare, dipinta da Bernardino Zenale nel 1509.
Successivamente, dopo aver concordato il programma iconografico con i Canonici Lateranensi che reggevano la chiesa, con i confratelli e con i due pittori, si cominciò con la decorazione della cappella, che verteva intorno al tema del sacrificio di Cristo. Le scene realizzate da Romanino sono quelle di sinistra e sono state tratte dal Nuovo Testamento: sul lato destro invece si trovano le tele di Moretto, che invece raccontano episodi tratti dall’Antico Testamento. Questa scelta ovviamente non è casuale perché gli episodi rappresentati dal Moretto vanno letti come precursori di quelli rappresentati dal Romanino, dove il tema eucaristico viene sviluppato e trova compimento nella tavola già citata dello Zenale.
Come indicato da Mina Gregori nell’interessante contributo presente in Pittura del Cinquecento a Brescia, nonostante entrambi i pittori comincino il loro lavoro dai Profeti e mostrino di conoscere la monumentalità fisica già sperimentata a Roma sia nella Cappella Sistina che nelle Stanze Vaticane, il linguaggio usato nelle singole opere è decisamente diverso e sarà la cifra stilistica di ogni singolo artista: il classicismo di Moretto mutuato da Raffaello e da Bernardino Luini si contrappone all’anticlassicimo di Romanino e ai suoi rimandi alla pittura nordica, che caratterizzerà buona parte della sua produzione.
Per approfondire il Turista casuale suggerisce la lettura del testo già indicato prima e una visita a questo luogo incantevole!
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