Gerolamo Colleoni e la chiesa di San Bernardino a Lallio

Il 19 settembre, dopo una nottata estremamente divertente (e non sto scherzando), mio marito ed io siamo diventati genitori stremati e felici della piccola Irene, bimbetta che ci riempie la vita di tante cose belle, anche di crisi ormonali e di colichette. Per questo ho latitato per un po’, prendere il ritmo giusto non è facile e spesso lavorare dopo le 20 non mi è più concesso, non perché impegnata a portare avanti le faccende domestiche per il giorno dopo ma perché le forze fisiche e mentali mi abbandonano, lasciandomi agonizzante sul divano.
Chiesa di San Bernardino, esterno, Lallio, Bergamo.

Oggi però riesco a rimettermi un po’ in carreggiata e mi piacerebbe parlare di un autore poco conosciuto che a Lallio, un comune alle porte di Bergamo, ha lasciato una traccia molto importante del suo lavoro.

L’autore in questione si chiama Gerolamo Colleoni e, nonostante il cognome, non  è imparentato con il celebre condottiero Bartolomeo. Gerolamo nasce a Calusco d’Adda probabilmente all’inizio del Cinquecento e si sa che già nel 1526 si trova a Bergamo dove apprende il mestiere nella bottega del pittore Jacopino Scipioni. Lascia in città diverse opere interessanti, fra cui una Sacra conversazione con i santi Antonio da Padova e Agostino e il vescovo Luigi Tasso, datata 1531 e conservata nella sagrestia della chiesa di Santo Spirito. Presso la bottega di Jacopino Scipioni, l’autore è in contatto con una pittura di respiro milanese, tanto cara agli aristocratici bergamaschi, che commissionavano pale d’altare ed affreschi ad autori come Bergognone (di cui rimane il bellissimo Polittico di Santo Spirito del 1508), Bramante (affreschi sulla facciata del Palazzo del Podestà, 1477) e Vincenzo Foppa (Polittico di Santa Maria delle Grazie, ora a Brera, 1477 circa). La borghesia bergamasca si rivolge invece ad autori di altra formazione: è da ricordare la presenza di Lorenzo Lotto in città dal 1513 al 1526 e il ritorno di autori come Andrea Previtali e Jacopo Palma il Vecchio, bergamaschi di origine ma formatisi a Venezia ed in seguito tornati a casa. Sarà quest’ultima corrente a prendere il sopravvento nei primi anni del Cinquecento e tutti guarderanno alla maniera del Lotto, anche Jacopino Scipioni, che tenterà di aggiornare il proprio linguaggio, e Gerolamo Colleoni, che può tranquillamente inserirsi in quella schiera di artisti che imiteranno fino allo sfinimento questa nuova maniera veneziana.

Chiesa di San Bernardino, interno, Lallio, Bergamo.

Tornando alla chiesa di San Bernardino, costruita a partire dal 1450, è davvero un piccolo gioiello: al suo interno, oltre a rappresentazioni di santi, sono stati realizzati cicli dedicati alle Storie della Vergine, Storie di santa Caterina d’Alessandria, Storie di san Bernardino e la Passione di Cristo. Il Colleoni non è da solo in questa impresa: nello stesso periodo, quando vengono aggiunte le cappelle laterali (1532), è attivo Cristoforo Baschenis il Vecchio e all’inizio del Seicento un ignoto artista che si firma T.L. e di cui non si hanno notizie. Gerolamo realizza gli affreschi della cappella di San Rocco e quelli della cappella di Santa Caterina, dando prova del suo talento: tenendo ben salda l’impostazione lottesca della sua opera, l’autore reinterpreta con originalità modelli conosciuti grazie alle stampe di Duerer, di Lucas Cranach il Vecchio e di Raffaello, mirando a sviluppare un linguaggio del tutto personale.
L’impatto visivo è davvero notevole: ricordo che quando ci sono stata, non immaginavo che all’interno di questo edificio molto sobrio si potesse trovare una decorazione tanto vivace ed interessante. La chiesa è aperta al sabato e alla domenica e vi rimando al sito dell’associazione Amici di San Bernardino Onlus, perché sono loro che con lavoro e dedizione stanno preservando e rendono fruibile questo bene importantissimo.

Bibliografia.

 

  • Storie dipinte nella chiesa di Bernardino in Lallio, a cura di Associazione Amici di San Bernardino, Azzano San Paolo, Poligrafiche Bolis, 2004.