La Torre di Tristano e il Palazzo Barbò a Torre Pallavicina: da presidio difensivo sul fiume a luogo di delizie

Mentre fuori sembra che si sia scatenato il diluvio universale (cielo striato di nuvole di diverse tonalità di grigio, aria fredda e volto corrugato dei passanti che avevano già fatto il cambio degli armadi), io mi rimetto all’opera e continuo con il mio lavoro sulle fortificazioni lungo il fiume Oglio. Lo so, ho tempi lunghi per la stesura di questi pezzi, ma la faccenda è che siamo nel pieno della stagione turistica e io sono un tipo puntiglioso, ripasso sempre prima di rivolgermi ai ragazzini in gita. E poi, detto spiccio, ma ve le ricordate le ultime settimane di scuola, quando fuori iniziava a fare caldo e l’aria si riempiva di profumi ma voi dovevate stare a casa a preparare letteratura latina? Ecco, io mi sono ripromessa dopo la laurea che mai avrei subìto supplizi del genere, se mai li avrei imposti ad altri… ma questa è un’altra storia.
La Torre di Tristano a Torre Pallavicina. Fonte: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A060-00166/

Se dal castello di Pumenengo continuassimo a seguire la strada per Soncino, arriveremmo a Torre Pallavicina; il piccolissimo centro è stato soggetto alle stesse dinamiche del resto della Calciana (prima dominio dei monaci di San Lorenzo di Cremona, poi venduto a Regina della Scala e in seguito ulteriormente ceduto a nobili famiglie di origine soncinese, fino a diventare possedimento della famiglia Pallavicino), ma il paese, così come lo intendiamo noi oggi, non ha una fondazione ben definita come Pumenengo o Calcio; ancora adesso, infatti, il comune viene definito sparso, ossia composto da diverse frazioni presenti sul territorio comunale: Santa Maria, Villanuova e Torre. Nel XIV secolo, quando i territori vengono venduti da Regina della Scala prima ai Covi e ai Croppello (originari di Soncino, come i conti Barbò), poi sostituiti dagli Sforza, si fa riferimento a Floriano e Valsorda per indicarli. Il luogo dove sorge la Torre di Tristano è la parte più orientale del villaggio, in prossimità del fiume Oglio e dell’antica strada Calciana che ancora oggi collega Cremona a Bergamo.
Come il castello di Pumenengo, anche la Torre di Tristano viene costruita a controllo del fiume, importantissimo mezzo di comunicazione e di scambio, ma anche confine di stato tra Ducato di Milano (ad ovest) e Repubblica di Venezia (ad est): a differenza del primo, costruito a partire dal XII secolo, la Torre di Tristano viene costruita dopo il 1454, anno della Pace di Lodi, da Tristano Sforza, uomo d’arme e figlio naturale del duca di Milano Francesco. La torre, struttura massiccia che serviva a presidiare il  guado sull’Oglio poco distante, è costituita da tre piani fuori terra occupati all’interno da una grande scala, individuabile all’esterno da una serie di feritoie disposte lungo la diagonale della rampa. Un tempo la struttura era sormontata da una merlatura ghibellina, invisibile all’esterno grazie alla sopraelevazione successiva che l’ha inglobata: questa è ancora visibile all’interno della torre. Essendo una struttura difensiva, sono ancora ben visibili i beccatelli, utili a nascondere a livello dei camminamenti militari le buche caditoie. Il carattere primitivo della costruzione va a perdersi quando il marchese Adalberto Pallavicino costruisce il palazzo nobile, ora proprietà dei conti Barbò-Rivetti. La figlia di Tristano Sforza, Caterina, sposa nel 1484 il marchese di Busseto Galeazzo Pallavicino e porta in dote i territori di Floriano. Adalberto, figlio della coppia, circa un secolo dopo l’erezione della torre da parte del nonno, fa costruire questo palazzo rinascimentale meraviglioso, concepito come un luogo di svago, che conserva al suo interno affreschi del pittore cremonese Giulio Campi, già attivo negli anni Trenta del Cinquecento presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Soncino, e del fratello Antonio. Il ciclo, a carattere mitologico, conserva la data del 1557.

Palazzo Barbò, veduta aerea. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Barb%C3%B2_di_Torre_Pallavicina

Un tempo la Torre e il Palazzo erano collegati da una passerella, crollata in occasione della nevicata del 1986. Arrivando da nord o da sud, la torre risulta seminascosta e anche il palazzo è nascosto alla vista dei turisti, poiché sembra un cascinale: la composizione degli spazi va a ricalcare l’architettura rurale locale, con un cortile interno ampio su cui si aprono portici con archi, retti da pilastri trattati a bugnato. Verso nord sono visibili due piccole torrette, che avevano funzione di controllo.

Sempre a Galeazzo Pallavicino si deve l’allargamento dell’alveo della roggia Pumenenga, che prende l’acqua del fiume Oglio tra i paesi di Calcio e Cividate e la porta fino a Cremona; il canale, che scorre parallelo al fiume Oglio e accanto alla strada Calciana, ora è conosciuto come Naviglio Pallavicino, poiché Galeazzo riadattò l’alveo nel 1512 per poter irrigare al meglio i suoi possedimenti agricoli.
Bibliografia.

 

  • Caproni, Riccardo, Pagani, Roberto, Calcio e la signoria della Calciana, amministrazione comunale di Calcio, industrie grafiche Pezzini, San Paolo d’Argon, 1990, pp. 16-19, 21-32.
  • Resmini, Monica, Luoghi e architetture, in AA. VV. L’Oglio tra storia e natura da Cividate al Piano e Torre Pallavicina, Provincia di Bergamo, Servizio gestione vincoli – parchi, Stamperia Editrice Commerciale srl, Bergamo, 2003, pp. 55-57.