Tracce di Medioevo in Bergamasca

Quando andavo a scuola pensavo che il mio periodo storico preferito fosse l’Ottocento, secolo di grandi cambiamenti sociali ed ideologici che hanno portato alle guerre mondiali ed ai regimi totalitari novecenteschi. Ho sempre trovato molto affascinante anche l’arte di quel periodo, rappresentata egregiamente da pittori come Courbet e Van Gogh, Monet e Seurat, anche se la lista di artisti degni di nota è molto più lunga. Poi, all’università, ho dato l’esame di Storia Medievale e ho dovuto rivalutare le mie considerazioni. Il Medioevo è sempre stato visto come un secolo buio, per via del modo di considerarlo e di studiarlo degli umanisti del Quattrocento in relazione all’Antichità classica; l’arte di questo millennio è stata rivalutata solamente dai Romantici e non mi spiazza il fatto che nella mia zona siano rarissime le testimonianze pittoriche precedenti al Trecento e al Quattrocento, come invece non accade in altre località italiane e europee. Per fortuna in ambito architettonico qualcosa si è salvato e a me fa sempre molta impressione avvicinarmi ad un edificio (o quello che ne rimane), databile al VI secolo dopo Cristo.
Abside della Basilica Autarena,  Fara Gera d’Adda, Bergamo .
La prima volta, per esempio, che mi sono recata a Fara Gera d’Adda, non troppo distante da Treviglio, quasi non ci potevo credere che la zona absidale dell’oratorio di Santa Felicita potesse essere quanto rimaneva della Basilica Autarena, edificio risalente all’epoca longobarda e voluto dal re Autari. La chiesa, di cui rimangono solo la navata centrale e l’abside che la conclude, un tempo era composta da tre navi, concluse ciascuna da un’abside. Quella che rimane è costituita da un paramento murario in laterizio, con monofore incasellate da archi a tutto sesto. L’abside è inoltre scandita da lesene angolari, tutti elementi che poi ritornano, anche se con dovute modifiche, nelle strutture romaniche. Fara Gera d’Adda era stata scelta come sua sede dal re marito di Teodolinda perché in prossimità di una strada militare di epoca romana che collegava Milano ad Aquileia, passando per Bergamo. Come suggerisce il toponimo, Fara era in precedenza un’unità sia militare sia familiare dei Longobardi, che si erano insediati dove esisteva già un accampamento romano. La provincia di Bergamo è stata fortemente interessata dalla presenza longobarda e questo si evince dai toponimi locali (Pumenengo, Martinengo, dove il suffisso –engo sta per appartenente a) e dalle dedicazioni degli edifici sacri, come nel caso della chiesa martinenghese un tempo dedicata a san Salvatore.
Chiesa dei Santi Fermo e Rustico, Martinengo, Bergamo
La chiesa, lontana ed esclusa dalla cerchia muraria di epoca medievale, è oggi dedicata ai santi Fermo e Rustico ed è stata anche molto modificata nel corso dei secoli: le decorazioni ad affresco presenti al suo interno sono risalenti al Cinquecento e sono state realizzate da pittori locali anonimi. Manca uno studio approfondito su queste raffigurazioni votive, che sembrerebbero non fare parte di un unico ciclo pittorico. L’edificio, di cui si ignora con precisione il periodo di fondazione, è a pianta cruciforme con vano absidale più profondo e tiburio ottagonale all’incrocio dei bracci, costruito successivamente. Le pareti sono state realizzate con pietre (borlanti) prese dal letto del fiume Serio e la struttura è, nel suo insieme, molto interessante perché rappresenta un unicum architettonico nella Bassa bergamasca che merita di essere studiato a fondo.
Abside della chiesa di San Giuseppe, Romano di Lombardia, Bergamo
Nella vicina Romano l’edificio più antico è la chiesa di San Giuseppe, precedente alla rifondazione del borgo nel 1171. La chiesa, un tempo dedicata a sant’Eusebio, si trova isolata rispetto al centro murato, ma quando era stata costruita per volontà dei duchi di Romano, si trovava lungo la strada che portava al guado sul fiume Serio, che permetteva di raggiungere Milano. La prima notizia relativa all’edificio è del 1148, quando questo viene assegnato alla diocesi di Cremona, benché facesse parte del contado di Bergamo; durante i secoli l’edificio è stato dimenticato, finché non è stato recuperato negli anni Sessanta del Novecento. L’aula unica è stata accorciata per realizzare il pronao quadrato e questa è conclusa da un’abside semicircolare. La decorazione è inesistente e la muratura è stata realizzata con borlanti di fiume legati con poca malta; all’interno si trovava un ciclo di affreschi risalente al Cinquecento di cui rimane solo qualche lacerto. Dalla fotografia riportata è facile notare che il tetto è stato ricostruito e anche il campanile a veletta; infatti quello più antico è rovinato durante gli anni dell’incuria.
Se oltrepasso i confini della mia provincia e continuo verso sud, sono tanti gli edifici protoromanici e romanici che posso incontrare, anche se fortemente rimaneggiati: la pieve di Santa Maria Assunta a Soncino ad esempio, o la basilica di San Sigismondo a Rivolta d’Adda, edificata sul modello della basilica milanese di Sant’Ambrogio. E dalle vostre parti, cosa rimane???
Bibliografia.
 
  • Itinerari tra arte e storia del borgo di Romano, a cura di Bruno Cassinelli e Maria Cristina Rodeschini, Comune di Romano di Lombardia, 1999, p. 55.
  • Oggionni, Barbara, Pianura da scoprire, guida ai 24 comuni dello Iat di Treviglio e territorio, Proloco Treviglio, stampa CPZ Litografia, 2005, pp.122-131.
  • I cicli pittorici, dalle origini al Cinquecento, volume secondo, Provincia di Bergamo, Stamperia Editrice Commerciale, Bergamo, 2007, pp. 95-97, 100-102.