Nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano sono conservati degli affreschi staccati molto interessanti, che vengono attribuiti nelle targhette esplicative ad un anonimo pittore lombardo. Il linguaggio di questo artista è rinascimentale e il Turista casuale, osservandoli distrattamente e per la prima volta, non ha potuto fare a meno di pensare alla serie degli Uomini d’arme realizzati da Donato Bramante per Casa Panigarola ed oggi a Brera. Ovviamente si tratta del frutto di una considerazione alquanto superficiale, perché se gli affreschi bramanteschi hanno sullo sfondo elementi già rinascimentali come capitelli e bassorilievi, lo stesso non si può dire degli affreschi dell’Ambrosiana, che presentano elementi decorativi ancora prossimi al Gotico lombardo. Questi Santi provengono dalla chiesa di Santa Maria della Rosa, che si trovava proprio vicino alla sede della Pinacoteca Ambrosiana, in piazza Pio XI: la chiesa, che era retta dai frati domenicani, è stata demolita nel 1829.
A dir la verità, i Domenicani avevano già una sede, la meravigliosa chiesa di Santa Maria delle Grazie, ma questa sorgeva fuori dalle mura cittadine, pertanto si decise di costruire una nuova chiesa dell’ordine all’interno della fortificazione, in prossimità dell’antico foro romano. La nuova costruzione venne avviata nel 1480 e la tradizione, completamente smentita dagli storici dell’arte, attribuiva il progetto a Donato Bramante, già presente a Milano dal 1477. La chiesa, in origine, era composta da una navata unica con quattro cappelle per lato e sempre grazie a delle aperture laterali si accedeva all’interno della struttura, che era sprovvista di una facciata. A partire dal 1574 e nel 1714 la chiesa subì delle modifiche, fra cui l’aggiunta dell’abside, e dopo la soppressione del 1798, l’edificio risultava cadente: per questo nel terzo decennio dell’Ottocento si provvide a demolire l’edificio.
Già con la soppressione austriaca il patrimonio artistico della chiesa venne disperso, fortunatamente si salvarono questi interessanti affreschi, che talvolta sono stati attribuiti a Donato Montorfano, pittore attivo a Milano fra il 1460 e il 1502, ricordato per aver realizzato nel refettorio di Santa Maria delle Grazie una bella Crocifissione nel 1495, nella parete opposta a quella del Cenacolo vinciano. L’opera, che testimonia la fase terminale della carriera dell’artista, è l’unica a riportare, oltre la data, la firma dell’autore, e il linguaggio utilizzato è ancora fortemente influenzato dalla pittura del Foppa e del Bergognone, rispettivamente a Milano dal 1462 e dal 1495. I partecipanti alla scena narrata sono raccolti in piccoli gruppi senza che fra loro ci sia un filo rosso che li unisce; l’atmosfera leonardesca che avrebbe smorzato i contorni netti delle figure non è stata recepita dall’anziano pittore.
Ma perché tanto interesse per questo edificio? Fra’ Ambrogino de’ Tormoli, attivo in San Giacomo a Soncino (paese di cui era originario) e autore delle bellissime vetrate dipinte rappresentanti l’Annunciazione, è documentato sia in Santa Maria delle Grazie che in Santa Maria della Rosa, dove aveva realizzato delle vetrate dipinte. Come ricompensa per il lavoro svolto, era stato ricompensato con la reliquia della Sacra Spina, andata dispersa in seguito ad un furto. La questione è interessante: sembra proprio che esistessero delle maestranze artistiche interne all’ordine domenicano e che lavoravano esclusivamente per l’ordine; questa riflessione, tutta da provare, è stata suggerita anche dalla presenza, sempre in San Giacomo, di fra’ Damiano Zambelli da Bergamo, intagliatore, attivo anche nella chiesa di Santo Stefano e Domenico a Bergamo, demolita per fare posto alle Mura Venete. Le tarsie del coro non sono andate perdute: si possono ammirare nella chiesa di San Bartolomeo sul Sentierone in Città Bassa.
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