Favoloso luogo nascosto: la cripta di San Sepolcro a Milano

Cos’è una cripta? Se andassimo a cercare la definizione su qualsiasi motore di ricerca, la definizione che compare è la seguente:

complesso di ambienti sotterranei, per lo più a carattere sacro o cimiteriale

https://www.treccani.it/vocabolario/cripta/

Di cripte il Turista casuale ne ha viste veramente tante, alcune nascoste sotto gli altari maggiori e accessibili tramite piccole scalette, altre invece sopraelevate, perché nel momento dello scavo che avrebbe dovuto portare alla loro realizzazione non si è potuto scendere in profondità per diversi motivi. La cripta di cui si vuole parlare in questo breve post è senza dubbio una delle più interessanti tra quelle visitate, in una posizione centralissima della Mediolanum romana.

La cripta della chiesa di San Sepolcro: si possono notare le lastre marmoree di epoca augustea che costituivano la pavimentazione del Foro romano

La chiesa di San Sepolcro è una delle più antiche di Milano, ha subìto diverse modifiche nel corso dei secoli ma fortunatamente non è stata demolita, come si era visto con il precedente post sulla chiesa di Santa Maria della Rosa. La facciata è frutto di un rifacimento ottocentesco e anche l’interno è stato modificato in epoca barocca. La chiesa è una fondazione molto antica, come si diceva prima, anche se con un’altra dedicazione: nel 1030 risulta essere intitolata alla Santissima Trinità e nasce come oratorio privato. Il cambio di titolo si ha nel 1100, durante il periodo delle Crociate, quando l’arcivescovo di Milano Anselmo da Bovisio, sia per ricordare la prima crociata e la presa di Gerusalemme, sia per ben augurare la seconda crociata che sarebbe partita di lì a poco, decide di dedicare il tempio al Luogo Santo per eccellenza. La cripta è l’unico luogo di tutto l’edificio che ha mantenuto intatto il suo aspetto medievale: volte a crociera si susseguono in un corpo a croce latina, sottoposto ad un importante restauro che ha permesso la riapertura al pubblico di questo luogo meraviglioso. Nelle volte dell’area presbiteriale si possono ammirare delle stelle e altri affreschi di diverse epoche. All’interno della chiesa ipogea, vicino all’ingresso, si trova un sepolcro, probabilmente realizzato da Maestri campionesi, che doveva essere la copia del sepolcro di Cristo. Accanto ecco la statua in terracotta di san Carlo Borromeo, che amava raccogliersi qui in preghiera.

Il simulacro di san Carlo Borromeo in preghiera davanti al simulacro del Sepolcro

Il Turista casuale, però, è rimasto particolarmente affascinato dal Compianto in terracotta conservato in questo luogo: è un manufatto realizzato dal figulo e architetto cremasco Agostino de’ Fondulis, che si è già incontrato in precedenza. A differenza di altre sue creazioni, si pensi ad esempio a quello di Soncino e a quello conservato nella vicina chiesa di Santa Maria presso San Satiro, datato al 1483, questo preso in esame ricorda molto quelli della tradizione emiliana di Guido Mazzoni: le statue sono a grandezza naturale, sono singole e a tutto tondo, alcune di esse sono dipinte. La drammaticità della composizione è ottenuta grazie alla forte espressività dei personaggi. Questo Compianto viene fatto risalire al 1520 circa e infatti sembra essere più vicino stilisticamente al gruppo statuario analogo oggi nella pieve di Palazzo Pignano, un tempo nella chiesa cremasca di Santa Maria Maddalena, progetto architettonico del De’ Fondulis.

Il Compianto di Agostino De’ Fondulis

Che dire in più? Il Turista casuale è rimasto folgorato da questo luogo senza tempo, talmente affascinante che persino Leonardo da Vinci l’aveva studiato quando si trovava in città! Quindi, che aspettate a visitarla?

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Pubblicato da Roberta Lilliu

Il Vademecum del turista casuale nasce da un' idea di Roberta Lilliu, storica dell'arte. Dopo aver concluso i suoi studi e avendo constatato che quello che la incuriosiva era ancora tantissimo, ha deciso di continuare a studiare in modo irregolare. Attualmente collabora con la Proloco di Soncino e la Terza Università della CGIL di Bergamo, ha collaborato con il Castello di Malpaga e la rivista Valle dell'Oglio Magazine