Il Turista casuale in mostra: De Nittis pittore della vita moderna

Domenica 3 marzo il Turista casuale ha visitato la mostra dedicata al pittore barlettano Giuseppe De Nittis che è stata inaugurata il 24 febbraio al Palazzo Reale di Milano. L’esposizione, composta da quasi un centinaio di opere, guida il visitatore nell’evoluzione della carriera di De Nittis, partendo dalle prime sperimentazioni en plain air alla Scuola di Resina e proseguendo durante gli anni di Parigi, città scelta dal pittore come propria patria.

Pioggia di cenere

Giuseppe De Nittis, nato come si diceva prima a Barletta nel 1846, rimane orfano di padre da bambino: viene affidato al nonno Vincenzo, che muore nel 1858. Due anni dopo De Nittis si trasferisce a Napoli con i fratelli e ottiene il permesso di iscriversi all’Accademia di Belle Arti nel 1861.Il mondo accademico non soddisfa appieno le sue aspettative e dopo svariate richieste di poter dipingere en plain air, De Nittis viene espulso dall’Accademia di Napoli e può finalmente dedicarsi alla pittura all’aperto: insieme a Marco De Gregorio e Adriano Cecioni, De Nittis sperimenta una pittura totalmente antiaccademica, orientata verso lo studio dal vero e dell’impressione. De Nittis termina questa esperienza quando nel 1867 si reca a Parigi per un primo viaggio di ricognizione, che durerà qualche mese.

In seguito il trasferimento è definitivo e De Nittis riesce ad inserirsi nel mondo del mercato artistico parigino grazie al mercante d’arte Adolphe Goupil, con cui collaborerà stabilmente fino al 1874.

L’amazzone al Bois de Boulogne

Con lo scoppio della guerra Franco-prussiana De Nittis torna in Italia e durante questo periodo realizza la serie di piccole opere, commissionate da Goupil, che hanno come soggetto l’eruzione del Vesuvio: questi quadretti sono esposti in mostra e sono davvero interessanti, perché svelano un dettaglio importantissimo sulla pittura di De Nittis. Il nostro, come altri autori suoi contemporanei, in quegli anni subisce l’influenza della cultura giapponese che proprio allora sta arrivando in Europa e, oltre che a collezionare stampe e manufatti, manifesta questo interesse con la scelta di riprodurre sempre lo stesso soggetto, anche se da diversi punti di vista, come aveva fatto Hokusai nelle Trentasei vedute del monte Fuji. Un altro elemento degno di nota è la scelta del taglio fotografico di questa serie di pitture, testimonianza del continuo colloquio fra le due tecniche rappresentative: è da ricordare infatti che moltissimi pittori erano affascinati dalla fotografia, come testimonia anche la scelta degli Impressionisti di allestire la loro prima mostra nello studio del fotografo Nadar.

Il percorso continua mostrandoci un De Nittis pittore della borghesia parigina: l’attenzione del visitatore è attirata dalla ricchezza degli abiti delle mesdames rappresentate, dai viali alberati della città frenetica, dalla borghesia elettrizzata e affascinata alle corse dei cavalli. Una serie di ritratti è utile per ricostruire l’ambiente del pittore, fatto non solo di amici suoi colleghi ma anche di critici e scrittori, che frequentavano il salotto di casa De Nittis a Parigi. Quest’ultima città, come anche Londra, viene rappresentata come un cuori pulsante: entrambe crescono sotto gli occhi del barlettano, che annota graficamente i loro cambiamenti.

Il successo di De Nittis non è solo dovuto alla sua bravura e alla sua capacità di sfruttare il mercato e le tendenze a suo vantaggio, ma anche alla capacità della moglie Leontine di supportarlo nella sua carriera: la donna, ritratta dal marito in molte opere, è stata in grado di farlo crescere anche socialmente, mettendosi a disposizione come impareggiabile padrona di casa durante i loro salotti. Sarà poi la stessa Leontine che tramite lascito testamentario destinerà le opere del marito alla Pinacoteca di Barletta.

Morto ancora molto giovane, la sua assenza si avverte nell’ultima opera scelta a chiudere l’esposizione: la moglie e il figlio Jacques, intenti a far colazione in giardino, sono apparentemente da soli. De Nittis li ritrae, non mostrandosi all’osservatore anticipando la sua dipartita imminente.

Colazione in giardino. Fonte: https://catalogo.beniculturali.it/

Pubblicato da Roberta Lilliu

Il Vademecum del turista casuale nasce da un' idea di Roberta Lilliu, storica dell'arte. Dopo aver concluso i suoi studi e avendo constatato che quello che la incuriosiva era ancora tantissimo, ha deciso di continuare a studiare in modo irregolare. Attualmente collabora con la Proloco di Soncino e la Terza Università della CGIL di Bergamo, ha collaborato con il Castello di Malpaga e la rivista Valle dell'Oglio Magazine