Una chiesa nella nebbia: Abbadia Cerreto

Nelle campagne a sud di Crema, isolata in mezzo alla campagna, sorge quanto resta del complesso abbaziale dei Santi Pietro e Paolo del Cerreto. Il turista casuale ci è arrivato in una mattina d’inverno fredda e un po’ nebbiosa e la visita del luogo lo ha lasciato davvero senza parole.

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo ad Abbadia Cerreto

La chiesa è ciò che rimane dell’antico monastero del Cerreto, fondato nel 1084 per volontà del conte Alberico da Cassino ed è molto probabile che la primitiva chiesa non si presentasse nelle forme in cui la si può ammirare oggi. La comunità benedettina che si era insediata alla fondazione infatti era stata cacciata dal vescovo di Lodi Vidone, che appoggiava papa Innocenzo II.In un momento storico in cui la nomina di un papa non era normata da regole chiare, poteva succedere che sul soglio pontificio si trovassero addirittura due papi, come in questo caso: il già citato Innocenzo II e l’altro, Anacleto II. La prima comunità monastica del Cerreto era fedele a papa Anacleto II e dopo la scomunica di quest’ultimo e il regno di Innocenzo II, era ovvio che i benedettini fossero invitati ad andare via. La nuova comunità che si insediò faceva sempre parte della famiglia benedettina, ma era più rigorosa, perché seguiva la regola cistercense.

Il transetto settentrionale

Nel 1098 Roberto de Molesme, in contrasto con Cluny e la sua regola, decise di fondare un nuovo monastero a Citeaux, in Borgogna. L’ordine cistercense si rifaceva all’osservanza di alcuni principi fondamentali dell’ordine benedettino, ad un rigorismo più marcato e al misticismo dei padri fondatori e uno dei massimi esponenti di questa congregazione fu Bernardo da Clairvaux, fondatore dell”omonima abbazia e di quella di Morimond nel 1115.

La regola cistercense ebbe delle ripercussioni anche nell’architettura dei complessi abbaziali, concepiti per essere funzionali e per essere poco attrattivi dal punto di vista estetico. L’ interno delle chiese infatti era spoglio, dalle forme semplici e anche durante la liturgia si preferiva utilizzare suppellettili prive di sfarzo.

Anche la chiesa del Cerreto si presenta così: una chiesa a tre navate con pilastri che dividono lo spazio interno e sostengono il peso delle volte costolonate, pochissime decorazioni ad affresco di epoca più tarda e tantissima luce.Il transetto sinistro ospita tre tele del maestro lodigiano Callisto Piazza e dell’abside tre vetrate non istoriate illuminano l’interno dell’edificio che è davvero molto bello.

L’interno della chiesa: si vedono le finestre dell’abside, raggruppate a tre, per rappresentare la Trinità

Così come la chiesa, anche il monastero, che non è sopravvissuto nella sua integrità, doveva seguire delle regole architettoniche ben precise. Il modulo costruttivo da cui si partiva per costruire i vari spazi, votati alla razionalità, era il quadrato. Gli spazi erano funzionali ed erano disposti in funzione della luce massima che li avrebbe illuminati: in questo modo si riduceva lo spreco di tempo in favore di un uso più razionale degli spazi interni. Se il complesso abbaziale fosse stato integro, a nord del monastero si sarebbe trovata la chiesa, mentre a est ci sarebbero state la sala capitolare e la biblioteca, cui sarebbe stato sovrapposto il dormitorio, collegato direttamente col transetto della chiesa, a sud invece si sarebbero trovati la cucina e il refettorio.

I pilastri a fascio e le membrature si mostrano nella loro semplice bellezza

In conclusione, adesso che si spera arrivi la bella stagione, il Turista casuale consiglia vivamente la visita, per passare qualche ora di relax in un luogo veramente molto bello.

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Pubblicato da Roberta Lilliu

Il Vademecum del turista casuale nasce da un' idea di Roberta Lilliu, storica dell'arte. Dopo aver concluso i suoi studi e avendo constatato che quello che la incuriosiva era ancora tantissimo, ha deciso di continuare a studiare in modo irregolare. Attualmente collabora con la Proloco di Soncino e la Terza Università della CGIL di Bergamo, ha collaborato con il Castello di Malpaga e la rivista Valle dell'Oglio Magazine