Come un novello Burckhardt

Il sole è bello, specialmente quando non c’è l’umidità che rovina tutto, che non ti fa sudare anche se sei solo seduto a guardare la televisione o, meglio, leggere un libro. Io leggo tanti libri, insomma, ho un sacco di prestiti attivi in biblioteca, ma non è che li legga in modo approfondito. Leggere è impegnativo e per molto tempo per me non è stato proprio un piacere. Ho sicuramente imparato molto, ma leggere a cottimo non aiuta l’immaginazione, aver poco tempo per lasciar sedimentare un periodo è stato per tanto tempo il modo in cui affrontavo la lettura. Anche ora, che di tempo ne avrei molto, mi è più facile stare davanti alla televisione o giocare con quei giochetti del computer, che, nella loro stupidità, permettono di rilassarmi.
Storia della storia dell’arte, Udo Kultermann, 1997

Giorni fa, mettendo un po’ in ordine del materiale accumulato a casaccio sulla scrivania, mi è capitato tra le mani Storia della storia dell’arte, manuale di letteratura artistica in cui l’autore, Udo Kultermann, descrive e spiega le varie correnti critiche che si sono occupate di arte. Ora, mi rendo conto che si tratti di un riassunto molto semplicistico, ma a me era piaciuto molto conoscere anche i percorsi di vita dei critici che dovevo studiare per forza se volevo laurearmi. Non ricordo con esattezza da quale autore Kultermann  fosse partito, ma ricordo che nel libro si parlava di studiosi, perlopiù tedeschi, che partivano da casa per poter vedere con i loro occhi  le rovine di un passato glorioso, dando il via alla moda del Grand Tour.

Lo storico dell’arte Jacob Burckhardt. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Jacob_Burckhardt

Anche Jacob Burckhardt, critico vissuto nel XIX secolo, aveva fatto qualcosa di simile. Il suo metodo di lavoro consisteva nel viaggiare di mattino e di scrivere nel pomeriggio, tenendo sotto mano gli appunti presi durante le escursioni. Questo lavoro si concretizzò poi nel Der Cicerone, volume che affronta in modo non dottrinale monumenti che potevano essere, secondo l’autore, persi nel giro di breve tempo. Si potrebbe pensare che Burckhardt fosse troppo pessimista, ma secondo me aveva visto lungo: d’altronde basta ascoltare un telegiornale per sapere di nuovi crolli avvenuti a Pompei. Per quanto sia maestoso l’edificio che si ha davanti , non è così scontato che quello sarà ancora al suo posto nel giro di dieci anni. Ci si potrebbe dilungare sulla faccenda importantissima della trasformazione dei luoghi in cui viviamo, di quanto cambino a causa della costruzione di nuove autostrade, bretelle, centri commerciali e via dicendo, ma qui io vorrei seguire l’esempio del grande critico svizzero e fissare quanto mi incuriosisce di più, consapevole del fatto che ciò che c’è ora non è eterno.