Il mestiere della pittura: i Marinoni da Desenzano al Serio

A volte sono seduta comodamente sul mio divano e, mentre guardo un film, mi rendo conto che se il regista ha una famiglia numerosa, nel cast sarà possibile trovare una buona parte dei suoi parenti: figli, cugini e zii di terzo grado che, magari eh, non godono di un’ottima carriera come “solisti” e allora preferiscono stare nel cono di luce dell’illustre e capace parente. La stessa considerazione si può fare se, per dire, vado dal notaio vicino a casa mia: nel suo studio ci lavora lui, ogni tanto bazzica suo padre e capita di vedere sua moglie coadiuvata dalla nipote che svolgono attività di segreteria. Non me ne vogliate, è solo una considerazione e io sono la prima a dire che se l’attività del proprio genitore piace si è liberissimi di continuare in quella direzione, ma, e qui finalmente arrivo al punto, non è solo un discorso che vale per i professionisti odierni.

Polittico di San Bartolomeo, chiesa di San Bartolomeo, Gromo. Fonte: http://beniculturali.diocesi.bergamo.it

Nei post precedenti ho parlato di pittori che lo sono stati sì per inclinazione ma anche perché hanno “respirato” il mestiere in casa: Aurelio Gatti, figlio di Bernardino; Marcantonio Mainardi, nipote di Andrea; i fratelli Campi, figli di Galeazzo. Nell’ambito della pittura bergamasca sono molto famosi i Baschenis di Averara, famiglia di pittori a cui apparteneva Evaristo, ultimo rappresentante del casato, specializzato in nature morte. Non sono però i soli: da Desenzano al Serio (oggi frazione di Albino, in Val Seriana) proveniva la famiglia Marinoni, attiva nelle vallate bergamasche e nella Bassa dalla seconda metà del XV alla fine del XVI secolo. Giovanni e i figli Antonio e Bernardo realizzano nel 1493 il Polittico di San Giovanni Battista, oggi conservato presso il museo Bagatti Valsecchi di Milano e sempre negli stessi il polittico del santuario della Santissima Trinità di Casnigo, in Val Seriana. Sono diverse le opere che ci rimangono, fra cui anche degli affreschi e se siete interessati ad approfondire la conoscenza di questi autori vi suggerisco di ricercare sul sito dell’Ufficio Beni Culturali della diocesi di Bergamo.

La pittura dei Marinoni, specialmente quella di Giovanni, è ancora legata a stilemi arcaicizzanti, che si rifanno al gotico ben radicato nelle valli; sarà specialmente il figlio Antonio che mostrerà qualche apertura al linguaggio di Bramante e Vincenzo Foppa, presenti a Bergamo alla fine del XV secolo. Nonostante questa arretratezza linguistica i Marinoni hanno avuto molta fortuna: il loro modo di dipingere in modo semplice, affinché potesse essere utilizzato per decorazioni votive, è stato il mezzo per arrivare al cuore dei più umili in modo da rappresentare la loro devozione incondizionata.
Bibliografia.
  • Paratico, Chiara, La bottega Marinoni, XV- XVI secolo, Poligrafiche Bolis, Azzano San Paolo, 2008.