Fara Olivana: da insediamento longobardo a sede plebana

Fara Olivana con Sola: un piccolissimo paese composto da due frazioni separate dal percorso della BREBEMI. Un sacco di cascine enormi, che un tempo ospitavano centinaia di persone e che sono andate via via a spopolarsi grazie al richiamo industriale delle vicine Romano e Treviglio. Eppure anche questo luogo ha una storia interessante da raccontare e il turista casuale, in questo post, ha intenzione di concentrarsi sul capoluogo comunale, Fara Olivana, che si trova a nord rispetto a Sola, frazione divisa anche con i vicini comuni di Isso e di Castel Gabbiano.

Come suggerisce il toponimo di origine longobarda, Fara viene fondata durante l’invasione di questo popolo sui resti di un antico insediamento romano. La fara è ciascuno dei corpi di spedizione in cui si divideva la popolazione durante la migrazione e, una volta arrivati a destinazione, la fara diventava il terreno assegnato a quel corpo di spedizione che ci si stanziava. La fara era un insediamento di arimanni, uomini liberi che, se necessario, erano pronti ad andare in guerra.

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Per tutto il Medioevo fino al 1458 il territorio di Fara Olivana è feudo del vescovo di Bergamo: è inoltre molto probabile che già dal XII secolo sia Fara che Sola fossero dotate di un castello. Il Castello Vecchio di Fara venne raso al suolo durante le lotte fra guelfi e ghibellini del XIV secolo e solo successivamente, quando questo territorio venne acquisito dalla Misericordia Maggiore di Bergamo, vennero ripristinate le antiche opere di difesa, composte non solo da un nuovo castello, ma anche dal fossato, che venne allargato, e delle due porte d’accesso al borgo. Accanto al castello sorse la primitiva chiesa di Santo Stefano, allargata nel corso degli anni, che divenne addirittura pieve nel XIII secolo, andando a sostituire la pieve di Santa Maria di Inneverga, oggi presso l’ex Convento dei Neveri di Bariano, perché in stato di abbandono. L’antica località di Inneverga, fondata sull’insediamento romano di Vicus Averga, era piuttosto lontana da Fara Olivana: perché si decise di spostare la sede plebana proprio lì? Il professor Riccardo Caproni, nel suo La comunità di Fara Olivana con Sola. Venti secoli di storia, spiega che la scelta ricadde su questa piccola chiesa perché a ridosso del limite meridionale della diocesi di Bergamo, vicino al Fosso Bergamasco, confine con la diocesi cremonese. La chiesa attuale, risultato di ampliamenti avvenuti nel corso dei secoli, conserva al suo interno non solo la pregevole decorazione della tazza centrale realizzata da Federico Ferrario nel 1782, ma anche la pala d’altare seicentesca, proveniente dalla chiesa più antica, dipinta dal pittore bergamasco Francesco Zucco nel XVII secolo. Purtroppo non è stato possibile fotografare personalmente il dipinto, comunque visibile sul Portale dei beni culturali ecclesiastici.

Pala di Francesco Zucco

Uscendo dalla chiesa, sulla sinistra, si trova il palazzo comunale, costruito sui resti del Castello Nuovo, fatto erigere dalla Misericordia Maggiore una volta venuta in possesso dei beni di Fara. Proseguendo e guardando sempre verso sinistra si intravede l’ingresso alla grande corte, un tempo parte della fortificazione.

La decorazione della tazza centrale realizzata da Federico Ferrario nel XVIII secolo

Pubblicato da Roberta Lilliu

Il Vademecum del turista casuale nasce da un' idea di Roberta Lilliu, storica dell'arte. Dopo aver concluso i suoi studi e avendo constatato che quello che la incuriosiva era ancora tantissimo, ha deciso di continuare a studiare in modo irregolare. Attualmente collabora con la Proloco di Soncino e la Terza Università della CGIL di Bergamo, ha collaborato con il Castello di Malpaga e la rivista Valle dell'Oglio Magazine